La malattia é un percorso
E’ passato un mese dal mio ultimo post e me ne vergogno. A fine marzo ero tutta emozionata all’idea di rientrare un pò in Italia per le vacanze di Pasqua…(devo dire che ero anche impaurita perchè a Pasqua ho sempre avuto una ricaduta con tanto di nuovo ricovero e terapia).
E sono tornata a casa, sono stata con gli amici, ho mangiato, ho visto gente. Il dottore ha detto che si sono immunodepressa ma molto meno rispetto a prima, e che quindi posso tornare alla normalità, piano piano. E così ho fatto la zia a tempo pieno, sono stata a cena, in giro, ho guidato di nuovo e non ho avuto ricadure nè ospedali (sempre le corna che non si sa mai).
E poi sono rientrata nel paese ostile, carica di linfa di casa, speranzosa, insomma tutta contenta. Con l’impianto rimesso a modo piano piano riuscivo a capire. Ero tutta contenta… ma poi, come al solito ritorno alla realtà.
Non mi sono sentita male (vedi sempre le corna di cui sopra e anche un bel vaffanculo)….ma sono stata catapultata nella realtà di non sentire. Ho fatto un colloquio, avevo chiesto i sottotitoli durante la video call (cosa che poi hanno tutti in automatico). Mi preparo i miei discorsi sul lavoro, sulla legge, sui casi più belli che aveo visto, insomma tutta felice, anche perchè questo ero un lavoro figo, in uno studio super figo.
E niente…lui (lintervistatore) parlava velocissimo, parlava in italiano e i sottotitoli erano in inglese…non capivo quello che diceva perchè non guardava la telecamera (qudini neanche il labiale). Io credo che se si possa pensare ad un disastro, beh ci sono andata vicino….
Non ho fatto molti colloqui, sarà perchè quelli che ho fatto poi sono stati positivi, invece ho mandato una miriade di curriculum…su quello sono esperta. Sui colloqui croce sopra.
E’ successo una settimana fa. Ho pianto e per la prima volta mi sono sentita diversa, non più quella di prima, non diversa migliore ma diversa peggiore. Tutti dicono che la malattia è un percorso, che uno esce rafforzato…io non sono uscita rafforzata, Sono uscita a pezzi. Quel collquio mi ha ributtata indietro di 3 anni, quando non avevo da poco l’impianto, quando ero insicura, triste. Sono ripiombata in una me insicura, che non ride, che sta li e fissa il vuoto.
Non sono triste, affato, neanche rassegnata….sono solo messa li. In quel punto, in quella posizione e li immobile.
Tutti mi hanno detto “ma no, hai superato tutto, che vuoi che sia questo”, “non ci devi pensare e vai avanti “, “hai fatto tanto, adesso non ti abbattere”.. Ho fatto finta di niente e mi sono lasciata cullare da quelle frasi, perchè veramente sembravano avere un senso. Ma non è così. La gente dovrebbe stare zitta. Quando uno non sa cosa dire, se non pensa di migliorare il silenzio, allora deve stare zitto.
Io sono stata a riflettere, a ripensare a quel colloquio, a come sono ora… e poi mi sono messa a scrivere.
Ho capito perchè mi serve questo blog, mi serve essere sordamaldestra, Mi serve non pensare. Ma buttare fuori i pensieri.